“Vita liquida, voto fluido”: come è cambiato l’elettore. 0


In questa settimana ho letto decine di analisi del voto. La sintesi di queste letture é stata che è meglio fare meno analisi del voto e più analisi della vita.

Mi perdonerete se inizio subito con una cosetta filosofica, Ma torna utile al ragionamento.

Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo polacco, con le sue opere ci ha lasciato in eredità la sua interpretazione di postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida.
L’individuo e la società sono stretti nella morsa dell’incertezza. Un’incertezza che scaturisce dalla trasformazione dei soggetti protagonisti da produttori a consumatori.
Le nostre vite sono sempre più incerte ed insicure e questo crea le condizioni per una vita liquida.

Bene, ma che c’entra? C’entra!

Fino a qualche tempo fa (diciamo la Seconda Repubblica) esistevano i cosiddetti blocchi elettorali. Pezzi di società che facendo leva su alcune sicurezze (ideologiche, economiche ecc) esprimevano in maniera quasi monolitica la propria opinione nelle urne.

Se andiamo ancora più indietro, a quella che fu la Prima Repubblica, dobbiamo fare riferimento al fatto che le vittorie elettorali spesso erano date da crescite dello zero virgola percento rispetto alle elezioni precedenti.

“Inizia oggi la Terza Repubblica, quella dei cittadini”

Così il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio commenta in conferenza stampa il successo del suo partito alle elezioni politiche: primo partito con oltre il 32% dei voti sia alla Camera che al Senato.

Non voglio azzardare a sostenere se sia vero che sia iniziata la Terza Repubblica. Di sicuro possiamo parlare di un cittadino/elettore più fluido. Con una vita più liquida.

Uno studio elaborato da SWG, pubblicato dal Messaggero, conferma che un italiano su due cambia il suo voto. Così è stato per le politiche del 2013, le europee del 2014 e il referendum del 2016.

Qui le tabelle di queste elezioni politiche con i flussi relativi ai partiti maggiori.

Queste tabelle riportano dei dati, al netto del margine di errore, che sono molto interessanti perché ci dicono almeno tre cose relative al lavoro di comunicatori politici:

  1. il mercato elettorale è in espansione
  2. si moltiplicano i target elettorali che possono essere decisivi ai fini di un buon risultato elettorale
  3. che dobbiamo analizzare e studiare di più.

I primi due punti sono miei deduzioni che avrò modo di spiegare nei prossimi articoli.

Il terzo punto deve essere un comandamento. Nello specifico, partire dai dati e dall’analisi è fondamentale, ma diventa ancor più decisivo se il contesto ci pone davanti dei dati sociali su cui non si può non fare leva, a livello comunicativo e politico.

Faccio un esempio e torniamo così al voto e alla vita liquidi.

Nel mezzogiorno, in queste elezioni politiche, il flusso elettorale si è spostato largamente verso il M5S.

Sarebbe assurdo chiedersi perché il Sud Italia non ha restituito la stessa fiducia delle ultime elezioni europee verso il Partito Democratico di Renzi, nonostante i provvedimenti presi a favore del Mezzogiorno dal suo Governo in questi anni?

Mi spiego meglio. Nel sud i dati sulla disoccupazione e sull’emigrazione, soprattutto dei giovani, non sono rosei. La vita al sud non è cambiata e le prospettive, le speranze legate alla propria vita nemmeno. Almeno questa è la percezione comune.

Pertanto, vite insicure, futuri incerti diventano bacini elettorali giganteschi e chi meglio sa rispondere a questa incertezza riesce a far bottino elettorale.

Ho provato a spiegarla semplice. Ma è una questione complicata, qui ho provato a gettare le basi per un ragionamento più lungo. Su cui tornerò come ho detto più avanti.


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