Storytelling, fiaba o copione? 0


Tre tecniche efficaci per comunicare, raccontando storie.

“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla” scriveva Alessandro Baricco in Novecento.

Ti svelo un segreto: le storie sono così potenti che possono determinare il tuo successo o la tua sconfitta.
Perfino la politica non può farne a meno.
Di storie, insomma, ne abbiamo tutti un bisogno disperato fin da bambini.
Qui ti spiego la differenza tra storytelling, fiaba e copione. E quanto sia importante conoscerne gli aspetti principali per comunicare nel modo più giusto ed efficace verso il tuo obbiettivo.

• Lo Storytelling

Storytelling vuol dire, letteralmente, raccontare una storia. È considerata l’arte indispensabile per costruire una campagna di comunicazione, perché coinvolge potentemente il pubblico, attraverso i princìpi della retorica e della narratologia.
Se è vero che una buona campagna di marketing e comunicazione deve puntare ai bisogni del pubblico a cui vuole rivolgersi, non può farlo senza una solida struttura. E proprio nella ricerca della struttura si è rivelato da sé il bisogno viscerale di tutti gli esseri umani: quello di narrare e farsi narrare.
Noi veniamo da lì, dall’Iliade e dall’Odissea, racconti che trasmettevano le regole della convivenza, i valori degli uomini, la legge di una civiltà che aveva come massima virtù quella di morire da eroi.
Dunque la struttura su cui deve costruirsi una qualsiasi strategia di comunicazione è inevitabilmente quella di una storia. Che racconta del prodotto, del candidato, della persona.

• La fiaba

Qualcuno le chiama fiabe. Sono un modello attraverso cui costruire una narrazione.
Il linguista e antropologo russo Vladimir Propp, ha studiato le origini storiche della fiaba nelle società tribali e ha catalogato otto categorie di personaggi-tipo:
1. L’antagonista (che lotta contro l’eroe)
2. Il mandante (colui che esplicita la mancanza e manda via l’eroe)
3. L’aiutante (spesso magico, aiuta l’eroe nella sua ricerca)
4. La principessa o il premio (l’eroe è degno di lei ma non riesce a coronare il suo sogno perché l’antagonista glielo impedisce, attraverso una serie di ingiustizie)
5. Il padre di lei (fornisce gli incarichi all’eroe, identifica il falso eroe e celebra il matrimonio)
6. Il donatore (prepara l’eroe o gli fornisce l’oggetto magico)
7. L’eroe, la vittima o il ricercatore
8. Il falso eroe (si prende il merito delle azioni del falso eroe o cerca di sposare la principessa)
Questi personaggi si muovono generalmente all’interno di uno schema narrativo che prevede: una fase di equilibrio iniziale, la rottura di questo equilibrio, le peripezie dell’eroe e la fase del ristabilimento dell’equilibrio o conclusione.
Fin dall’antichità le fiabe hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione delle identità dei popoli e nella conservazione dei valori. E ancora oggi sono parte integrante della nostra vita. Utilizzare lo schema di Propp all’interno di una strategia di comunicazione può dunque rivelarsi molto utile.

• Il copione

“Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte”. William Shakespeare era un drammaturgo, raccontava storie per il teatro. Ma sapeva che le storie più vere sono quelle che gli uomini recitano ogni giorno sul palcoscenico della vita, con dei personaggi che interpretano ruoli, una trama, il suo sviluppo e la conclusione, spesso drammatica.
Dunque: ciascuno di noi nasce già con in mano una storia.
Come impariamo a recitare? Secondo Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale, a ciascuno di noi viene “consegnato” un copione di vita, attraverso una specifica programmazione che riceviamo da bambini dalle nostre figure genitoriali. Nel corso della nostra vita, cambia lo scenario, cambiano i personaggi ma noi ripetiamo in continuazione quel copione, con lo stesso finale.
I ruoli più drammatici che vengono generalmente recitati in un copione sono quelli che si manifestano sottoforma di persecutore, vittima e salvatore (triangolo drammatico di Stephen Karpman), che ritroviamo tra i personaggi delle fiabe.
Non a caso una vasta gamma di copioni, secondo Berne, è resa popolare dalle favole per bambini ed è per questo che i copioni personali spesso le riflettono.
Tutti hanno un copione. Lo hanno le famiglie, i popoli, e come loro i movimenti politici.
È quindi indispensabile conoscere cosa c’è scritto sul copione che il politico o il suo movimento ha magari recitato più volte senza mai raggiungere un successo consolidato, oppure senza definire una programmazione, uno storytelling mirato a questo obiettivo, riscriverne i ruoli, i dialoghi, la trama e sviluppare un finale vincente. È indispensabile smettere di recitare una parte non propria. Il segreto è essere autentici, sempre.
Molti partiti oggi hanno esaurito il proprio dramma. E hanno bisogno di riscrivere la propria storia.
Se lo storytelling e la fiaba aiutano a trasmettere un messaggio nella forma più coinvolgente mai esistita, l’analisi e la riscrittura del copione sono la chiave per ridefinire il finale della storia, e finalmente vincere.

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