Parlare in pubblico: il segreto è emozionare 0


In questo articolo voglio spiegarti perché emozionare quando parli davanti ad un pubblico è fondamentale per catturare la sua attenzione.
Se sei consapevole di ciò che avviene nel cervello delle persone quando ti ascoltano parlerai alla loro intelligenza emotiva, solleticando il lobo destro del cervello, invece che quello sinistro, solo logico e razionale.
Ecco prima di tutto perché devi farlo. Nella seconda parte dell’articolo ti spiego come farlo, grazie ad alcune tecniche che hai disposizione.

Le emozioni hanno un potere enorme.


Abbiamo un cervello a loro interamente dedicato, che dà vita ad una vera e propria intelligenza emotiva. Per neuroscienziati e psicologi è una scoperta ormai datata. Risale almeno al 1990, quando  Peter Salovey e John D. Mayer scrissero a tal proposito un articolo, a cui seguì nel 1995 il libro Emotional Intelligence” di Daniel Goleman.

Eppure, ancora oggi, quando comunichiamo, ci limitiamo a dire ciò che dobbiamo.
Parliamo al cervello razionale dei nostri ascoltatori. Ed escludiamo completamente quello emotivo.

Quello che può accadere nella maggior parte dei casi è che il pubblico si annoi, che non sia coinvolto, che non ascolti.
Perché succede questo?
Stiamo cercando di entrare nel loro mondo dalla porta sbagliata.

Il mondo delle persone che ci ascoltano non è fatto solo di ragionamenti.
È fatto di esperienze, di storie, di legami, relazioni, problemi, vita vissuta, di emozioni e di ricordi a loro collegati. Ciascuno di noi possiede un modo individuale di vivere le esperienze, e queste vengono lette in base ai ricordi emozionali che sono stati scritti nel nostro cervello nei primi anni della nostra vita.
Il cervello emotivo è il primo ad attivarsi, quando la capacità di ragionare non è ancora sviluppata.
È anche il primo ad essersi sviluppato nei nostri antenati. Sentire le emozioni era indispensabile per riconoscere, attraverso la paura, ad esempio, la minaccia di un pericolo. Ed agire.
Con lo sviluppo del genere umano attorno al cervello emotivo, racchiuso nel cosiddetto sistema limbico, si è generata la neocorteccia, sede del pensiero.

Secondo Antonio Damasio, neurologo e neuroscienziato che ha studiato le basi neuronali della cognizione e del comportamento:

“I sentimenti sono indispensabili nei processi decisori della mente razionale: ci orientano nella giusta direzione, dove la logica poi si dimostrerà utilissima”.


Dunque prima ci emozioniamo, poi valutiamo.
Il nostro comportamento, le nostre scelte di vita, sono determinate dalla combinazione perf
etta di intelligenza emotiva e cervello razionale.
Ecco perché, quando pensiamo ad un discorso da preparare per il pubblico, se vogliamo che ci ascolti e che capisca veramente ciò che vogliamo dirgli, è indispensabile emozionare.

Come farlo?


(Ho anticipato qui alcune tecniche per iniziare un discorso creando empatia. E qui la struttura dei grandi discorsi.)

Considerando che le emozioni di base del nostro cervello si sono formate nei nostri primi anni di vita, è proprio solleticando quei ricordi che possiamo ottenere migliori risultati.

Parlando lo stesso linguaggio, usando gli stessi strumenti che ci hanno permesso di leggere le prime esperienze emozionali.

  • Ecco perché raccontare storie (leggi qui il mio articolo a riguardo) è uno dei metodi più potenti per emozionare e coinvolgere il pubblico. Le abbiamo ascoltate da bambini, ci hanno insegnato i valori della vita, le cose per cui vale la pena lottare, le relazioni tra le persone, l’amore, il coraggio, l’odio, la gioia, il dolore.
    Ascoltare una storia ci porta inevitabilmente indietro nel tempo, solletica le nostre emozioni più profonde. È la porta di accesso al cervello razionale.
    Una volta risvegliata la memoria emotiva sì  che possiamo aprire quella razionale. E permettere a chi ci ascolta di valutare ciò che gli stiamo proponendo.

  • Lo stesso vale per la musica. Scegliere un motivo di sottofondo o un brano a ripetizione, risveglia il ricordo amorevole di una ninna nanna. Musicalità che può essere riprodotta anche nel suono delle parole.

  • Per suscitare emozioni profonde è indispensabile risvegliare la memoria dell’ascoltatore. E riportarlo in una dimensione a lui conosciuta, al ricordo di un’esperienza vissuta. Più difficile se il pubblico è una massa eterogenea. Ma non impossibile.

Se pensiamo alle tecniche della Programmazione Neurolinguistica (PNL), ad esempio, possiamo suddividere il pubblico in: visivi, uditivi e cinestesici.

  • Nel primo caso il cervello si attiva se riconosce parole che passano attraverso la sfera semantica della vista, ricorda più le immagini che i suoni o la gestualità, che invece lo infastidisce. Il suo linguaggio è pieno di aggettivi che descrivono, ad esempio, la bellezza o la bruttezza delle cose.

  • Gli uditivi entrano in contatto con il mondo attraverso il senso dell’udito e quindi, i suoni. Curare tono di voce, ritmo e cadenza, ad esempio, è indispensabile per catturare la loro attenzione.

  • I cinestesici invece comunicano attraverso i sensi del tatto, del gusto, attraverso le sensazioni “a pelle”.

Saper dosare i tre linguaggi nel modo giusto permette di coinvolgere tutte e tre le tipologie.

Le emozioni, dunque, sono indispensabili nei processi decisionali della vita delle persone.


Le nostre scelte più importanti partono da lì, per poi passare al vaglio della mente razionale. Ma solo in un secondo momento.

Tienilo sempre presente quando hai bisogno di stimolare una valutazione, un ragionamento che porti ad un processo decisionale, come potrebbe essere quello di esprimere un voto a tuo favore.
Ma ricorda: se non sei tu il primo ad emozionarti quando entri in relazione con altre persone, il tuo corpo segnalerà che non sei sincero e tutto il lavoro fatto sarà stato inutile. Il linguaggio non verbale è quello che conta di più in una relazione (leggi qui). Puoi conoscerlo ma non potrai mai controllarlo totalmente.

Prepararsi ad un discorso pubblico che coinvolga e produca i risultati che desideri è un lavoro meticoloso e richiede professionalità.
Rivolgiti ad un consulente esperto.

 


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