Di tutta l’erba un Fascio 0


Dalla legge Fiano, che inasprisce le pene per l’apologia di fascismo, all’uso della fiducia sulla legge elettorale, con le conseguenti accuse di autoritarismo. Dalla bufala sulla Boldrini che vuole abbattere i monumenti del ventennio, a quelle sui successi di Mussolini. Senza dimenticare la figurina di Anna Frank e le polemiche sulle tifoserie italiane. Negli ultimi mesi, il fascismo sembra essere prepotentemente tornato al centro del dibattito politico italiano e, come sempre, ispira la peggiore comunicazione possibile.

LA LEGGE FIANO

Quella proposta da Emanuele Fiano, è una legge che nell’intento originario cerca di colmare una lacuna della preesistente legge Scelba. Spesso, infatti, i procedimenti riguardanti l’apologia di fascismo si sono risolti con sentenze di assoluzione perché il criterio dirimente era quello del tentativo di ricostituzione del partito di Mussolini. L’esistenza, in Italia, di più partiti apertamente fascisti ha da tempo dimostrato che la giurisprudenza attuale è semplicemente inefficace. La legge Fiano propone quindi di punire, con pene da sei mesi a due anni, anche le dichiarazioni e i gesti che riconducano al ventennio e di creare, in sostanza, il reato di propaganda fascista.

LIBERTÀ DI OPINIONE

La legge, già approvata alla Camera e in attesa della discussione in Senato, ha scatenato un putiferio da parte delle opposizioni, che si sono apertamente dichiarate contrarie. Particolarmente utilizzati l’allarme per la libertà di opinione e l’accusa di parzialità.


Una presa di posizione che dimentica la storia del nostro Paese e le disposizioni della nostra Costituzione

Ma ci sono state reazioni decisamente peggiori, come ad esempio quella del deputato di Direzione Italia Massimo Corsaro, che su Facebook ha commentato che Fiano “le sopracciglia le porta così per coprire i segni della circoncisione”. Per non parlare di Ignazio La Russa, che nel discutere la legge in Parlamento non si è fatto mancare un saluto romano.

#FASCISTELLUM

Altra reazione impropria è stata quella legata alla scelta del Governo di porre la fiducia sulla legge elettorale. La stessa presa da Mussolini sulla legge Acerbo, da De Gasperi sulla legge truffa, da Matteo Renzi sull’Italicum. Una decisione sicuramente inusuale e probabilmente anche una forzatura poco giustificabile, ma che poco ha a che fare con quello che il fascismo ha riservato al nostro sistema democratico. E invece è subito scattato il paragone con il regime fascista, si è parlato di emergenza democratica, di attacco alla democrazia.

C’è chi si è persino spinto a dichiarare “meglio i fascisti, loro andavano in giro a testa alta”.

LE BUFALE

Ad accompagnare la legge Fiano e la fiducia sulla legge elettorale, sono ovviamente comparse le solite bufale. Da quella che vedeva Laura Boldrini, Presidente della Camera, auspicare la distruzione delle opere del ventennio, ai grandi classici sulle buone cose fatte da Mussolini. Il problema della politica italiana, oggi, sembra essere una capacità di analisi pressoché nulla a proposito di quanto viene pubblicato dai giornali e sui social network. Un cortocircuito mediatico, all’interno del quale la politica ha pesanti responsabilità nell’abbassamento del livello culturale della discussione e della consapevolezza dei cittadini su ciò che accade loro.

IL PAESE (FASCISTA) REALE

Intanto il fascismo, quello vero, sembra farsi largo sempre di più, ormai quasi del tutto sdoganato e drammaticamente di tendenza. Ma la politica sembra scandalizzarsi solo quando viene colpito un simbolo, come ad esempio nel caso della figurina di Anna Frank prodotta dai tifosi della Lazio. Gli stessi che, come tantissimi altri, sventolano svastiche e croci celtiche, fanno il verso della scimmia ai giocatori di colore, si esibiscono in saluti romani o cori del ventennio. Ogni maledetta domenica. E nel silenzio generale.

Una politica che, in nome di una non meglio precisata “libertà di espressione”, non certamente quella con sacrosanti limiti garantita dalla nostra Costituzione, non condanna l’esistenza di partiti apertamente ispirati a quello fascista. Partiti che stanno entrando nelle istituzioni, come dimostra il caso di Andrea Bianchi, eletto Sindaco di Trenzano, in provincia di Brescia, con una lista civica e poi passato a CasaPound. Lo stesso partito che nel primo turno delle elezioni di Ostia ha ottenuto il 9% e che è sostenuto da personaggi decisamente discutibili.

Una politica che non si è mai premurata, dal dopoguerra ad oggi, di fare i conti con il passato del Paese, fatto di dittatura prima e di guerra civile poi. Un gigantesco problema culturale, che a ottant’anni di distanza dalle leggi razziali consente ancora revisionismi e nostalgie.


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