Politiche 2018: 3 cose sulla campagna elettorale secondo Dino Amenduni 0


Siamo in piena campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo e quotidianamente siamo “bombardati” da messaggi e proposte con l’obiettivo di “s-muovere” le nostre convinzioni elettorali.

Diciamoci la verità, c’è troppo rumore, a volta anche un po’ fastidioso. Ho provato così a chiedere un’opinione a uno dei maggiori esperti in Italia di comunicazione politica (di sicuro lo è per me e per noi di Fantapolitico.it)  cosa ne pensasse di quello che sta succedendo in questa campagna elettorale.

Dino Amenduni, classe 1984, è socio, comunicatore politico e pianificatore strategico di Proforma, agenzia di comunicazione di Bari. A Dino, che ringrazio per la sua disponibilità e serietà, ho posto 3 quesiti che interrogano siamo l’uomo che l’esperto. Sono venuti fuori degli spunti interessanti, ma su questo non avevo dubbi.

Non mi resta che augurarvi buona lettura. E buona campagna elettorale a tutti.

– Dino, cosa speri che non succeda in questa campagna elettorale online.

Spero di non rivedere le stesse dinamiche dei talk show (polarizzazione, spettacolarizzazione quando non serve) in un contesto che in teoria potrebbe essere molto più costruttivo e dialogico. Spero di non vedere l’utilizzo di notizie clamorosamente false usate per denigrare l’avversario, da account ufficiali e non.

– Cosa credi invece che succederà. Che tipo di campagna elettorale ti aspetti dai principali protagonisti politici?

I soldi sono pochini, il tempo ancora meno. Non mi aspetto grandi innovazioni di metodo o nell’uso degli strumenti: è una campagna elettorale anomala per tanti motivi. La nuova legge elettorale e un ritorno alla centralità dei collegi e dei candidati di territorio potrebbe teoricamente generare qualche innovazione in contesti locali, grazie alla fortunata combinazione tra staff giovani e allo stesso tempo esperti, e candidati disponibili a sperimentare.

Immagino un aumento dei contenuti “pop” con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. Al netto della consueta polemica sui “programmi di cui non si parla mai”, le differenze tra i tre poli mi paiono piuttosto evidenti come posizionamento, e infatti lunedì scorso Masia su La7 ha detto di non aspettarsi spostamenti superiori ai 4-5 punti percentuali nel consenso da qui alle elezioni.

Allora la carta non-politica o pre-politica può diventare decisiva per provare a muovere qualcosa che vada al di là della normale dialettica su contenuti, cifre e programmi.

–  In ultimo, un “augurio”: cosa vorresti succedesse? Cosa pensi che serva alla comunicazione social dei politici o dei partiti in Italia. Ti aspetti delle novità?

Vorrei poter leggere tutti i giorni scambi come quello tra Calenda e Grasso sulle tasse universitarie su Twitter di qualche giorno fa. Un cittadino ha potuto comprendere le differenze e sopratutto ha potuto assistere a un confronto nel merito, senza attacchi personali.

Credo che serva passare da una logica verticale (uso i social per convincerti a votare per me) a una logica orizzontale (uso i social per aiutare i miei sostenitori a trovare i contenuti con cui fare la campagna elettorale).

Questo cambio di logica però richiede molto lavoro in più a livello redazionale e un rapporto tra elettori ed eletti molto più paritario, democratico, orientato alla delega e alla cessione di sovranità (certamente comunicativa, ma anche politica) da parte del centro nei confronti della periferia. Questo aspetto, però, ha a che fare più con la politica che con la comunicazione…

Mi aspetto qualche tentativo di uso di social media “di nicchia”, come spesso accade in questi casi, con esiti quasi mai soddisfacenti.


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