Le danze si sono aperte, Fantapolitico va in Campagna elettorale! 0


Eccolo qui il 2018. Per noi di Fantapolitico, tutta la comunità di professionisti, appassionati e “malati” di campagne elettorali, il 2018 è l’anno della sfida delle sfide. Deadline 4 marzo. Preparate i pop corn.

Queste prime settimane lasciano presagire spunti interessanti. Lo scenario tripolare, considerati i poli davvero competitivi, è degno dello script per una serie di “fantapolitica” su Netflix, palinsesto 2018.

Ma vediamo sui tre fronti come si stanno muovendo leader e truppe al seguito

A rompere lo scenario tradizionale è il Movimento 5 stelle che, dopo una maturazione assistita, ha eletto Luigi Di Maio a Capo Politico del Movimento.

Mentre tutti ci interroghiamo sull’aura democristiana che avvolge il beniamino pentastellato, lui va in giro a dar prova di questa ritrovata diplomazia che potrebbe renderlo un perfetto Capitano. Gaffe permettendo.

In effetti il Movimento ha raggiunto l’età matura, quel momento catartico in cui l’antisistema diventa esso stesso sistema per necessità, per affermazione, per essere competitivo davvero.

Forse è arrivato il momento, ma subito eh, per i pentastellati di lasciare spazio a nuovi elementi di rottura nella scena politica italiana, per sostituire il “siamo tutti uguali” e “uno vale uno” con “prima le competenze”. A tal proposito teniamo d’occhio il movimento “10 volte meglio”, composto da “Manager e Bocconiani”, una versione elitaria dei 5 stelle.

Le candidature

Come sappiamo una campagna elettorale ha le sue regole, fra tutte bisogna fare i conti con la legge elettorale. Su questo punto l’apertura del M5S a candidature esterne è un buon riposizionamento comunicativo.

Tre passi più a destra troviamo l‘Highlander per eccellenza, colui che continua ad ispirare le nuove generazioni di ultra sessantenni!

Silvio Berlusconi sta continuando a soffiare dentro la sua bolla di sapone comunicativa, lo fa dagli anni ’90, ininterrottamente e con fasi alterne. Ma la costanza lo sta ripagando se vogliamo dare credito ai sondaggi…

Il Cavaliere dovrà lottare in una battaglia non facile, e lo sa bene. Proprio per questo cerca, a destra e a manca, di trovare più segmenti elettorali possibili da intercettare: pensionati sempre al top, i vegani/animalisti, gli europeisti e ci aspettiamo qualche colpo da maestro nelle settimane a ridosso dal voto.

In una rinnovata coppia di fatto, dell’alleanza di centro destra, ritroviamo il “sempreverde” Matteo Salvini che ha ormai completato la mutazione comunicativo-genetica della Lega a partire dal simbolo, ne abbiamo parlato qui, fino al posizionamento dei temi. La Lega Nazionale quindi per conquistare voti al sud e provare a superare in curva anche dello 0,1% Forza Italia per mettere bocca sull’indicazione del Premier.

La decisione di “Dibattistiana” memoria, di non candidarsi (o di saltare un turno) contagia anche Angelino Alfano che lascia in eredità alla Lorenzin l’arduo compito di costruire la gamba di centro in coalizione con il PD.

Questo apre la corsa ai voti dei moderati, segmento elettorale che in alcuni casi potrà risultare decisivo, soprattutto nella partita dei collegi uninominali.

In questo risiko nazionale arranca il PD, che se fino all’anno scorso fungeva da albero maestro, negli ultimi mesi ha compromesso la sua posizione già precaria dai tempi del referendum costituzionale. Complice lo scandalo Boschi, ma soprattutto la retorica stanca di Renzi che per sembrare giovane ha canticchiato Coez in treno.

La strategia nelle ultime settimane sta cambiando. Sì Renzi, ma meglio parlare di squadra. Ok il racconto dei #millegiorni di governo, ma il “Presidente del Consiglio lo sceglie il presidente della Repubblica”.

Posizionamenti che ci sembrano spersonalizzare il Partito Democratico dalla forte personalità di Matteo Renzi.

Andiamo invece verso un nuovo racconto del Partito Democratico che si rifà alla “Forza Tranquilla” di François Mitterrand giocando sulla serietà e la mitezza di Paolo Gentiloni.

La parola ai sondaggi

Per finire, ma l’analisi potrebbe di certo dilungarsi, le proiezioni pubblicate sulla base di sondaggi condotti in questi mesi mostrano una forte coalizione del centrodestra che ha acquistato nuovi consensi fino a stabilizzarsi attorno al 36%  e il Movimento 5 Stelle come primo partito, che in questa fase può contare su uno zoccolo duro dell’elettorato ed ha chiuso l’anno con il 27%.

In affanno il PD che a causa delle scissioni interne e dei vari scandali resta qualche passo dietro al M5S. Diversa la questione se la guardiamo dal punto di vista del Rosatellum: contano le colazioni, soprattutto nei collegi. Qui appare penalizzato su tutti il M5S, solido il CSX nelle classiche zone rosse che non bastano però a colmare la differenza con i collegi “sicuri” vinti sulla carta dal CDX.

In molti collegi però la partita rimane aperta

Abbiamo imparato che una volta presentati i candidati, collegio per collegio, il peso specifico dei nomi, il radicamento nel territorio, i temi e i cavalli di battaglia dei singoli candidati, sostenuti da una buona campagna elettorale possono fare la differenza.

 

A cura di Anna Moscatiello & Giuseppe Genchi


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