
Tra quotidiani che si limitano a descrivere la realtà senza commentarla e altri che invece fanno le barricate, la qualità dell’informazione fornita dalla stampa italiana a proposito della nuova legge elettorale, e in particolare della decisione di porre la questione di fiducia, non è stata sicuramente indimenticabile.
Il 10 ottobre è la data in cui il Governo Gentiloni decide di utilizzare lo strumento della fiducia sul cosiddetto Rosatellum bis e i quotidiani del giorno successivo riprendono la notizia con toni decisamente differenti tra loro.
LINEA MORBIDA
La maggioranza dei giornali italiani riprende la notizia in maniera molto asettica, limitandosi a descrivere la giornata politica precedente. Molti dedicano il titolo principale della prima pagina alla dichiarazione d’indipendenza della Catalogna e riservano alla fiducia un riquadro di minore importanza. Tra questi, il Corriere della Sera, il Messaggero, Avvenire e la Stampa, che relega la legge elettorale al terzo posto, dopo gli sviluppi catalani e quelli legati all’Ilva. Titolo principale ma abbastanza interlocutorio, invece, per Repubblica, che cita più che altro le reazioni politiche alla decisione del Governo.

Da segnalare, però, nel quotidiano diretto da Mario Calabresi, un bell’editoriale di Ezio Mauro. L’ex direttore allontana le voci di colpo di stato, ma parla di “colpo di mano gravissimo” e non risparmia accuse abbastanza dure al PD.
LINEA DURA
Chi invece si schiera apertamente contro la scelta del Governo è ad esempio il Manifesto, che sceglie una foto della Camera deserta, a sottolineare come la decisione di porre la fiducia finisca in realtà per svuotare di significato il Parlamento. Il titolo è “camicia di forza”, eloquente attacco al Governo e, ancor di più, a Matteo Renzi, reo di aver abbandonato la sua “fase zen”. Ancora più duri i titoli del Giornale, “Nuovo golpetto di Napolitano”, e del Fatto Quotidiano, che conia il termine Fascistellum e parla di “tradimento sul giuramento del Governo neutrale”.

È l’inizio di una campagna mediatica che per giorni produrrà una grande quantità di articoli per dimostrare come la legge elettorale sia stata scritta per eliminare il Movimento 5 Stelle e chi sta a sinistra del PD, ma finisca in realtà per fare un regalo al centrodestra. Concetti rispettabili, ma divulgati con toni forse troppo forti, continui rimandi al colpo di stato, all’attacco alla democrazia, al fascismo. Un’informazione arrabbiata che contribuisce a creare un forte livello di scontro che non fa bene all’opinione pubblica italiana.
SENZA SENSO
Caso particolare quello di Libero, che non perde occasione di fare notizia, ancorché nel senso deteriore del termine, titolando contro gli intellettuali italiani, a detta del quotidiano diretto da Vittorio Feltri troppo intenti a ingraziarsi la comunità islamica.

POST SCRIPTUM
Un accorato appello a proposito delle desinenze dei nomi delle leggi elettorali. Passi per l’uso del Latino, ma perché il suffisso –ellum? Aveva una ragione per il Mattarellum, dal suo firmatario Mattarella, e forse persino per il Porcellum, ma che senso avevano e hanno Tedeschellum, Consultellum e Rosatellum (semplice e bis)? Nessuno, a patto che non si riferissero al modello tedeschello, alla sentenza della Consultella e all’On. Rosatello. E allora l’Italicum? Era una legge talmente scadente da non meritare nemmeno il suffisso completo?