Donald Trump, l’uomo che ha rivoluzionato la comunicazione politica 0


Fino ad ora siamo stati abituati dai vari presidenti degli Stati Uniti che si sono susseguiti, ad una comunicazione solida, pacata, particolarmente istituzionale, ricca di frasi ad effetto, con il grande obiettivo di conquistare i cuori e le menti di tutti gli spettatori (Americani e non). Molte formule studiate a tavolino dai vari Spin Doctors di ultima generazione ma anche reazioni improvvise, magari non volute, che hanno messo in mostra caratteri e lati nascosti dei vari Presidenti. Da una parte possiamo ricordare il famosissimo motto “Yes We Can” di Barack Obama che rappresenta, con la sua semplicità, l’essenza stessa della figura di Obama, e dall’altra parte il viso frastornato di George W. Bush quando, nella classe 301 della scuola Emma E.Booker a Sarasota, in Florida, venne a conoscenza dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre.

La situazione è totalmente cambiata con l’arrivo alla Casa Bianca del magnate Donald J. Trump. Arrogante, presuntuoso, impulsivo, è questo il lato che emerge dalla comunicazione su Twitter del Tycoon e che clamorosamente ha fatto la fortuna dello stesso personaggio. Ha giocato una campagna elettorale di totale attacco, aggredendo l’avversario, la “povera” Hillary Clinton, in tutti i suoi punti deboli senza lasciarle scampo. Hillary si è di fatto trasformata in “Crooked Hillary Clinton” (Hillary Clinton l’imbrogliona) per il suo delicato “caso mail” e questa frase è stata talmente tanto ripetuta da Trump in campagna elettorale, da costringere la stessa Hillary, in ogni apparizione pubblica, a dover specificare di non esserlo.

Hillary Clinton in un’immagine che circolava online in campagna elettorale

Dal canto suo la candidata Democratica ha dovuto abbassare il livello del dibattito, mettendo da parte il programma e attaccando, a sua volta, l’avversario nei suoi punti deboli, ma sta proprio qui il suo errore perché davanti a sé aveva una persona esperta dell’improvvisazione e poco timorosa del grande pubblico (ricordiamo che Trump è stato anche presentatore del programma di grande successo “The Celebrity Apprentice”). Quindi tutte le varie accuse di molestie sessuali (all’incirca una trentina di donne) emerse da un’inchiesta del New York Times e usate poi da Hillary non hanno, in effetti, scalfito l’ampio consenso di cui godeva il Tycoon. Altro punto debole trasformato incredibilmente in punto di forza è stato l’aspetto economico/fiscale. In un’altra famosa inchiesta del New York Times venne alla luce il fatto che Trump evadesse le tasse da molti anni aggirando il sistema di leggi esistente. Trump, in un comizio in Colorado, scampò alle accuse ammettendo, con assoluta sincerità, la sua colpevolezza e addirittura se ne vantò, lasciando tutti sconvolti. Poi con disinvoltura attaccò il sistema fiscale etichettandolo come “ingiusto” e si dichiarò pronto, se eletto, ad aggiustarlo. Quindi anche in questo caso il personaggio è riuscito ad uscire dal pantano creato ad hoc dagli avversari, rompendo totalmente gli schemi comunicativi preesistenti (nella storia americana alcuni candidati si sono dovuti ritirare per molto meno).

Trump non ha mollato Twitter neanche in un delicato momento di crisi: per la strage di Orlando del 12 giugno 2016, il magnate ha twittato subito sull’argomento senza avere informazioni sicure, lasciando intendere che l’evento fosse un attentato terroristico. Più cauta la reazione della Clinton che su Twitter, molto tempo dopo, ha semplicemente commentato la momentanea insufficienza di informazioni. Anche in questo caso la strategia di Donald è stata quella vincente perché il suo tweet, a prescindere che dicesse il vero o meno, ha conquistato tantissima visibilità mettendo in secondo piano tutta la reazione successiva dell’avversario. Oltretutto è stato un tweet molto naturale, che poteva scrivere una persona qualunque, e anche questo ha fatto la differenza.

Altra novità con Trump, a livello di comunicazione, è il “particolare” rapporto creato e mantenuto con la stampa. Un rapporto tutt’altro che rosa e fiori. Mai fino ad ora un Presidente Americano ha avuto così tanti contrasti con i media e le frasi “pungenti” per attaccare tutti non sono tardate ad arrivare: “Stampa totalmente disonesta”, “il nostro ostacolo principale è la stampa”, “Portatori di notizie false” fino ad arrivare al fatidico video in cui Donald atterra un uomo con il volto coperto dal logo della CNN vicino ad un ring di wrestling. Questo comportamento ha senso perché spinge i cittadini o gli elettori a credere meno ai media e ai giornalisti e a prendere come unico punto di riferimento la comunicazione diretta (cioè quella con i social) del Presidente e delle altre figure istituzionali. Una conseguenza negativa, però, è l’aumento del clima di sfiducia da parte dei cittadini o elettori nei confronti del sistema che perde di credibilità.

Possiamo riassumere, quindi, la formula comunicativa di Trump nei seguenti punti:

  • Sincerità: È il primo Presidente USA che dice, twitta, dichiara le cose che pensa.
  • Semplicità: Esprime idee semplici e che possono capire tutti.
  • Social: È un Presidente che comunica di continuo sui social quindi sembra sempre vicino ai cittadini.
  • Uomo simbolo americano: W.A.S.P. (uomo bianco, anglo-sassone protestante), Self-Made Man (uomo che ha costruito il proprio successo solo con le sue forze) che incarna tutti i costumi dell’americano medio.

Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione nel campo della comunicazione politica, in un territorio nuovo ed ancora inesplorato. Si prospetta un grande lavoro di aggiornamento per gli staff di comunicazione, che certamente non sono ancora abituati a questi nuovi comportamenti dei grandi leader nazionali e internazionali. L’unica cosa certa è che ancora ne vedremo delle belle.  


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